Locandina della serie tv Netflix "Baby"

“Se hai sedici anni e vivi nel quartiere più bello di Roma, sei fortunato. Il nostro è il migliore dei mondi possibili. Per quanto sia tutto così perfetto, per sopravvivere abbiamo bisogno di una vita segreta”

Il cast di "Baby" al completo

Basterebbero queste parole di un monologo per creare curiosità ed enigma intorno a “Baby”, la serie televisiva targata Netflix che fa riemergere come uno scoppio inaspettato l’intreccio tra politica, denaro, droga e prostituzione minorile nei quartieri della “Roma bene”. Sono passati oltre cinque anni dai titoli di giornale, i servizi televisivi e i reportage che raccontavano di una Roma sommersa e criminale, eppure i ricordi così come i dubbi sono più vividi e presenti che mai. Quello posto sullo schermo, infatti, non è altro che un passato non troppo lontano che si riproduce nel presente con più forza di prima. Stiamo parlando di un passato che va a delineare uno spaccato sociale e pone al centro ciò che viene nascosto quotidianamente perché disturbante e “borderline”.  

In questo quadro si inserisce la prima stagione della serie televisiva “Baby” prodotta da Netflix, diretta da Andrea De Sica e Anna Negri e con un cast totalmente giovanile (nonostante la presenza di attrici di qualità come Claudia Pandolfi) in cui spiccano le due protagoniste Benedetta Porcaroli (già presente nel successo cinematografico “Perfetti sconosciuti” e protagonista nella serie televisiva RAI “Tutto può succedere”) e Alice Pagani (presente in “Loro” di Paolo Sorrentino in un ruolo molto simile a quello della serie tv in questione). Una serie che descrive una dimensione sociale e culturale che è solo la punta dell’iceberg (tutto il girato ruota attorno al quartiere “Parioli”) di un sistema più ampio, che tocca tutta la città di Roma e si concentra sulle relazioni che intercorrono in una classe sociale ben definita.

Ludovica e Chiara, le protagoniste della serie tv "Baby"

Il fulcro da cui parte tutta la storia, a partire dall’immaginario “liceo dei Parioli” che porta il nome “Carlo Collodi”, è il rapporto tra Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani). La prima ricca di famiglia e figlia modello, la seconda con origini più umili e considerata la pecora nera della famiglia. Un incontro/scontro attorno a cui ruotano altre storie piene di conflitti, nascite, rinascite e incontri.

A tratti, ritornano i caratteri della borghesia “annoiata, stereotipata e sopra le righe” descritta da tante pellicole tra gli anni 60’ e gli anni 90’. Elementi della Roma del lusso sfrenato, della ricchezza ostentata, del “comprare tutto ciò che è comprabile” che non eliminano i rapporti con i quartieri popolari nella costruzione di relazioni interpersonali e di rapporti di forza (non è un caso che, allo scenario dei Parioli, si affianchino l’essenza coatta e genuina dei ceti popolari della Roma che non ha nulla).

Elemento collante, in tal senso, sono sicuramente le figure di Saverio (interpretato da Paolo Calabresi) e Alessandro Fiore (interpretato da Giuseppe Maggio) che, da protettori delle baby squillo si ritrovano a connettere mondi che tra loro sembrano lontani e in contrasto, ma si rivelano complementari. Il tutto in un codice alternativo di regole che, nel loro rispetto, mettono su una società altra da quella a cui siamo abituati.

Saverio e Alessandro Fiore a colloquio con Ludovica
BABY

Eppure non bastano realmente poche parole in un articolo per un sito a spiegare pienamente una serie così semplice e complessa allo stesso tempo. Il rapporto con il proprio corpo e la sessualità, gli amori e le decisioni sbagliate, le gelosie e la possessività dei rapporti, il senso di appartenenza e le catene imposte, l’odio per la povertà e la noia della ricchezza sono, dunque, solo alcuni punti che la sceneggiatura e la storia toccano con incredibile puntualità.

Insomma “Baby” non è semplicemente il film delle decine e decine di minorenni che si ritrovano a prostituirsi diventando escort o la storia di adolescenti che crescono attraversando un periodo della propria vita, ma un vero e proprio viaggio all’interno di soggettività e spazi in costruzione e divenire.

La serie televisiva dell’acquario nel quale i pesci muti imparano finalmente a parlare. Buona visione!

Di Gerardo Ragosa

Mi chiamo Gerardo Ragosa sono nato il 23 Agosto 1993 a Nocera Inferiore e vivo a Mercato San Severino. Sono uno studente di scienze della comunicazione all'università degli studi di Salerno, militante di Potere al popolo ed aspirante giornalista. Scrivo per necessità, agisco per fare la rivoluzione, mi diverto a plasmare la realtà con gli scherzi, lavoro per non lavorare.

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